Le zone di comfort….
ahahaha,
Prima ti allontani dal quella zona di comfort, prima ti renderai conto che non era poi così comoda.
È Eddie Harris
Ma partiamo dalla chimica.
Pare che al cervello di tanto in tanto piaccia mescolare gli ingredienti per farci sperimentare le cose più bizzarre, ma cosa accade quando usciamo dalla nostra comfort zone?
La prima componente è di natura stressogena.
Ogni qual volta rompiamo la nostra comfort zone, una risposta di tipo stressogeno e ansiogena viene ad attivarsi, questo perché al cervello non piace consumare tanta energia. È più una macchina che atta all’economia.
La naturale risposta del cervello è rimuovere quanto più velocemente possibile i fattori stressogeni e una delle misure che più gli aggrada e predilige, specialmente in chi è poco abituato, è proprio far ritornare la persona indietro in un posto che lo metta più a suo agio, ovvero nella sua comfort zone.
L’incertezza è una naturale conseguenza di chi lascia la propria zona di confort e questa sensazione se non saputa gestire porta verso quello che chiamiamo insicurezza.
Allo stesso modo di ciò che dicevamo prima, il senso di incertezza attiva un tipo di risposta stressogena.
Dentro la tua zona di confort stabilisci delle routine e a queste routine, consenti di svolgere certi compiti in modo del tutto automatico.
Questi processi sono gestiti e regolati da una parte del cervello chiamata BASAL GANGLIA, o Gangli della Base
(ovvero quell’area responsabile di eseguire tutti i comportamenti basati sull’abitudine).
Possiamo notare questo meccanismo in funzione in azioni abituali tipo radersi, lavarsi i denti, farsi la doccia.
Non dobbiamo pensare a cosa fare, lo facciamo e basta utilizzando delle movenze già preconfezionate e già acquisite, grazie all’esperienza passata. Se si rimane nella nostra zona di comfort i compiti ad essa associati sono molto efficienti dal punto di vita energetico.
Ma nuovi compiti, d’altro canto, richiedono un input da parte della corteccia prefrontale che richiede una certa quantità di energia rispetto alla Basal Ganglia e questa si occupa principalmente dei processi logici.
Se l’energia scarseggia, cosa che accade rapidamente dato il suo alto dispendio energetico, questo provoca disagio. Questo perché la corteccia prefrontale è direttamente collegata al nostro centro emotivo, situato in una area molto remota del cervello chiamata: Amigdala. L’amigdala è il centro emotivo del nostro cervello.
È quella parte che determina reazioni di attacco o fuga, o ancora di paura.
In accordo con questi punti, rimanere dentro questa zona di confort potrebbe sembrare qualcosa di favorevole. Niente stress, niente o poche preoccupazioni, uno spazio sicuro dove stare…
Peccato che la nostra vita non sia una linea retta…
Ci sono loro…quelli che stanno per fare qualcosa che non conoscono e subito tornano indietro nel posto in cui ti sentivano a loro agio.
Si sforzano di fare dei passi in avanti per guadagnare terreno, ma come sabbie mobili si trovano invischiati e intrappolati senza potersi muovere.
Invece, poi ci sono gli altri…c’è qualcosa che non hanno mai fatto? Fremendo dalla voglia di sperimentare vi si catapultano come se fossero appena stati lanciati da una fionda.
Stanno per fare un salto nel vuoto, ma sembra che nulla li destabilizzi, nulla li sfiori.
Dicono una cosa e la mettono in pratica, la fanno senza timore o esitazione.
La base non sta nel fare qualcosa di impossibile, ma nel fare qualcosa di inizialmente poco gestibile incrementando un poco alla volta la difficoltà!
Impara a comprendere fino a che punto puoi spingerti e man mano occupati di espandere la tua zona di gestione, ampliandola sempre di più.
Ognuno di noi a seconda di come ha vissuto,
ha settato dei livelli per quanto riguarda paura, preoccupazione, stress…
Non sono affatto un caso queste due tipologie di persone. Sono il prodotto di due modelli differenti di approccio.
Ora ti starai chiedendo…
Si, ma come diavolo faccio a uscire fuori dalla mia zona di confort per ciò che serve a me?
Semplice: Stanotte dormi sul tappeto!
Capirai molte cose dallo stare li per terra, sul pavimento duro…
La prima è che stare fuori dalla tuo comfort zone non è sempre, o la maggior parte delle volte piacevole.
Ma chi dice che a volte questo invece non possa esserlo o diventarlo?
Il letto di tanti, il più delle volte non fa altro che danneggiare la loro schiena attraverso posture scorrette, dovute a una scarsa sostenibilità dei materiali. Ci sono persone che vanno a letto e ne scendono più tese di prima. Io ero uno di quelli in passato. Una settimana dormendo su un tappeto di due centimetri e mi ha fatto ripensare completamente al concetto di riposare e cosa fosse al mio corpo utile.
Una delle cose importanti quando si vuole uscire dalla propria zona di confort è di sicuro: Avere un buon motivo per farlo!
Il primo può essere determinato dall’immaginarsi vividamente come sarà il dopo.
Ovvero cosa comporterà il momento in cui avrai superato la fase difficile dall’uscita del tuo stato di comfort e avrai ottenuto il risultato che desideri.
La seconda è che se davvero quello che sta al di la ti è utile, allora imparare a pungersi nel sedere usufruendo di quel meccanismo conosciuto anche come paura, è un eccellente stratagemma.
Il terzo e che se combini le due, avrai un sofisticato meccanismo che ti porterà ad andare in un verso e allontanarti dall’altra.
Da una parte stai immaginando quello che sarà il futuro, facendo in modo che il tuo cervello rilasci un certo tipo di sostanze che ti facciano sperimentare il piacere che verrà, dall’altro verso, stai imprimendo uno stato di paura che ti spingeranno nel verso opposto.
Gli esseri umani sono evoluti per sopravvivere e il modo migliore per farlo è evitando il pericolo. Il sistema di risposta alle minacce del nostro cervello funziona in base a questo progetto.
Le novità a volte risvegliano le nostre paura primordiale dell’ignoto. La zona di comfort è fondamentalmente il nostro istinto di sopravvivenza, che fa gli straordinari e ci dice di stare alla larga dalle situazioni potenzialmente minacciose, percorrendo dunque la strada già battuta e già testata.
Mettere il cervello sotto pressione aiuta a migliorare memoria, creatività, concentrazione le capacità esecutive oltre che di gestione. Tutto ciò contribuisce a mantenere la mente più lucida e in buone condizioni di funzionamento per un periodo di tempo più lungo.
Sviluppare una certa tolleranza alle conseguenti destabilizzazioni dettate dal cambiamento è fondamentale.
L’adattabilità è una capacità di sopravvivenza fin troppo importante per non essere citata.
Mettila così: più ci si mette volontariamente alla prova, più il cervello diventa capace di trovare soluzioni e risolvere e gestire situazioni di stress inaspettate.
Lo stato di troppo confort è letteralemente un killer per la nostra produttività.
Il nostro cervello ha bisogno di stimoli per creare nuove connessioni e nuovi modi di pensare, di esprimersi.
A volte capita che le persone per una questione che loro chiamano “stabilità” si mettano dentro un secchio e inizino a gettarvi cemento dentro con le loro stesse mani. Questo accade per una questione che loro chiamano stabilità.
Capita che l’uscita dalla zona di comfort avvenga all’improvviso e non si può fare nulla per ovviare a tale soluzione.
Quello che succede, è che una volta che la persona è entrata nel suo secchiello e l’ha riempito di cemento, finisce che questo termina con il solidificarsi. Questo comporta che più si muove la persona e peggio sarà. La caduta a faccia in terra diventa inevitabile.
Questo accade perchè ciò che fanno, lo fanno nella convinzione che tutto possa durare per sempre.
Ma sai…per quanto ne so, nulla dura veramente per sempre. Nemmeno la vita!
Dunque è bene pensarci due volte prima di dare tutto per scontato.
Per questo parlo del prepararsi prima. Se al posto del cemento usassi la sabbia, puoi sempre scegliere quando tirare fuori i tuoi piedi e rimetterti in moto.
Ma puoi anche scegliere di startene direttamente fuori dal secchio, stando comodamente sui tuoi piedi. Questo implica allenare le tue gambe a tenerti su e a rialzarti quando è necessario il più velocemente possibile. Essere allenati e flessibili è la chiave.
Ma lascia che ora ti sveli la verità:
Potete crescere solo se siete disposti a sentirvi impacciati e a disagio, quando provate a fare qualcosa di nuovo.