Trascrizione completa
Autore: Simone Putzolu
Ci sono persone che affermano di dover ritrovare se stesse, come se dovessero rincontrare qualcuno per strada, o riconoscere quella persona come che qualcosa che sono loro, ma la verità è che nel ritrovare se stessi, la presupposizione di fondo è che ci si sia persi.
Ma si è veramente persi?
Com’è che fai esattamente a perderti se sei qui dove sei? Se sei comunque sempre nel tuo corpo? Se stai ragionando con la tua mente?
Il fatto di essersi persi, il fatto di ritrovare se stessi, implica il non capire forse che cosa sta succedendo in una determinata situazione o fase della tua vita, dunque la cosa fondamentale è ristabilire quelli che sono dei punti cruciali, ovvero, il capire dove si è, cosa si vuole fare e dove si vuole andare.
Il ritrovare se stessi non implica necessariamente il dover andare in Tibet a meditare, o che so, scalare una montagna come l’Everest per capire veramente chi sia. Quelle sono delle pratiche che certamente ti aiutano a sviluppare determinate abilità, che ti possono sicuramente far comprendere più a fondo cosa se in grado di fare, ma lo stabilire chi sei è una cosa legata al come ti senti e alla situazione che vuoi sviluppare.
Il fatto di definirci in un certo modo, il fatto di pensarci in un certo modo, fa sì che noi possiamo avere quella che definiamo identità. Ma l’identità è il processo d’identificarsi e questo per alcune persone significa il costringersi all’interno di un’area specifica, nella quale se per sbaglio questa viene scossa o passano per il trovarsi fuori, la loro capacità d’intendere chi sono o di percepirsi in un certo grado di stabilità varia e rischia di far vacillare completamente la loro vita.
Ciò di cui devi necessariamente renderti conto è che non è tanto importante chi sei o cosa fai, ma piuttosto dove decide di andare. Chi decide di essere e di diventare.
Ogni giorno tu scegli. Nel momento in cui ti identifichi in una determinata cosa specifica, senza darti la flessibilità di poter cambiare, stai semplicemente rischiando di limitare la tua capacità di vivere la tua vita in modo pieno. Di crescere, di coltivare quelle che sono delle convinzioni che ti possono potenziare.
Il fatto di avere delle etichette non è affatto una cosa sbagliata se utilizzato nel modo corretto, perché ci consente letteralmente di costruire delle abilità specifiche sulla base di ciò che più amiamo. Delle cose con il quale più ci sentiamo affini.
È bene ricordarsi che noi non siamo quelle etichette, ma siamo semplicemente tutto ciò che vogliamo essere, tutto ciò che vogliamo diventare. Questo ci consente di preservare sia la nostra integrità e di comprendere che quando ci sentiamo persi, non siamo veramente persi, ma semplicemente dobbiamo renderci conto di dove siamo in questo momento e ricordarci di dove stavamo andando. Di dove vogliamo andare. E se non sappiamo dove vogliamo andare, allora semplicemente: Stabiliamolo!
Chi siamo veramente a dire il vero non lo sapremo mai. Posso chiedermi chi sono all’infinito, pressoché all’infinito, dando risposte quali: “Io sono Simone”. Sì ma chi sei veramente?
“Io sono una persona che parla attraverso video su YouTube…” Ok, va bene, ma chi è che sei veramente? “Io sono abilitato in questo, questo e quest’altro…”, “Ho fatto questo tipo di esperienza e dunque sono…”. Puoi scendere all’infinito facendoti queste domande ma realmente comprenderesti veramente chi?
Sai…la persona che “sa” veramente “chi è”, è semplicemente “chi” decide di “essere”.
Un cane non si chiede chi è. Un pappagallo non si chiede chi è. Un bradipo non si chiede chi è. Semplicemente esiste.
(Questa affermazione non si basa sulla capacità d’intelligere e di astrarsi al punto tale da riuscire a meta analizzare il processo di pensiero, ma vuole mettere il focus sul fatto che non è necessario per forza capire chi si è, sapere chi si è, o analizzare tutto ciò per “Essere”. Allo stesso modo non è mia intenzione paragonare gli esseri umani a cani, pappagalli o bradipi. È risaputo! La maggior parte degli animali ha molto più sale in zucca di noi. Molti esseri umani paiono essere intelligenti a sprazzi. Si uccidono a vicenda, distruggono il posto in cui vivono, riescono a incastrarsi nelle lo stesse paure e persino rovinarsi la vita attraverso atteggiamenti inutili. C’è chi sbaglia e continua a fare la stessa cosa nella convinzione e che l’errore magicamente sparisca di punto in bianco senza fare null’altro di diverso…un topo dentro un labirinto prova la strada che ha percorso solo un paio di volte prima cambiare e testarne una nuova e sapete cosa succede alla fine? Trova ciò che gli occorre: il formaggio. Poi mi parlano di esseri umani “intelligenti”)
Questa è la consapevolezza più grande è che puoi avere. Tu non sei una sola e unica cosa, tu sei l’insieme di tante cose. Il tuo corpo è fatto di più componenti, è fatto di più cose. Pensa che tu sei parte di un insieme di 50 – 80.000 miliardi di cellule.
Tu funzioni per la cooperazione di tutte queste cellule messe insieme e grazie a esse se in grado di elaborare tutti quelli che sono i pensieri che riesce a fare, tutte le azioni che riesce a svolgere.
Tu pretendi di codificati con un qualcosa di statico ma non lo sei affatto. La tua vita è un continuo processo e il fatto d’identificarti in un qualcosa di statico non ti consente di essere veramente libero.
L’ “Essere” ti consente di essere veramente libero.
Essere presente in questo momento ti consente di percepire tutto ciò che è. Tutto ciò di cui sei composto, tutto ciò di cui sei. Le tue sensazioni, i tuoi sensi, ti fanno percepire chi sei.
Essere te stesso, essere te stessa, significa qualcosa di più del semplicemente ritrovarsi.
Se ritrovassi una persona che ti fa stare da schifo ti sentiresti felice? Avresti per caso raggiunto il tuo obiettivo ultimo?
Il vero obiettivo, il vero scopo secondo me di ritrovare se stessi è il fatto di sentirsi bene. Noi abbiamo bisogno di avere una certa coerenza nella nostra vita e allo stesso modo andiamo alla ricerca di tutte quelle cose che ci spingono al nostro sentirci bene sia con noi stessi che con gli altri.
Sono le sensazioni che provi all’interno del tuo corpo a generare quello che tu chiami “non capire chi sei” o all’ “essere perso”.
Renditi conto che nel momento in cui impari a cambiare le tue sensazioni interne, allo stesso modo puoi cambiare quello che è la percezione che hai di te e dunque trasformarti nella persona che veramente vuoi essere. Nella persona che veramente puoi essere.
Se hai fatto qualcosa o se c’è qualcosa che ti sta bloccando in questo momento, non significa che non ci siano delle soluzioni. Questo perché se hai un problema, il problema implica allo stesso modo che ci siano delle soluzioni. Altrimenti si tratterebbe di un dato di fatto!
Il problema è un qualcosa che va affrontato non tanto per risolvere una questione è lasciarla lì dov’è. Un problema va affrontato per apprendere una lezione importante, per apprendere un qualcosa che ti possa essere utile in futuro, ed è per questo che ti voglio trasmettere che io stesso mi sono sentito delle volte perso, ma non necessariamente ero perso.
Avevo semplicemente bisogno di ristabilire le direzioni che volevo imprimere alla mia vita e, nel momento in cui ho scelto una direzione e ho capito veramente dove volevo andare, lì ho impostato il navigatore e ho premuto “Play”!
E nel momento in cui ho premuto “Play”, non mi è servito più chiedermi chi ero o chi non ero davvero, dove non ero, se ero perso o meno… Semplicemente mi sono messo in moto per diventare la persona che volevo essere, per diventare la persona che potevo essere.
Allo stesso modo faccio tutto oggi. Cerco di evitare di accollarmi troppe etichette che non mi sono utili, faccio in modo di utilizzare le etichette che fanno in modo che mi associ a determinate esperienze che ho vissuto, così che possa ricordarmi quelle che sono le strade che devo percorrere e da cosa mi devo tenere distante.
È giusto utilizzare nella giusta misura quelli che sono gli strumenti che la vita ti ha dato.
Hai un cervello! Perché lo devi utilizzare a metà?
Se ti senti ansioso per una determinata situazione, quella situazione probabilmente suscita un determinato impatto, ma che senso ha estendere il tuo ansiarti a tutto ciò che fai? Che senso ha?
Devi ricordarti che i tuoi stati, gli stati del tuo cervello, hanno uno scopo preciso in un determinato contesto. In alcuni contesti hanno un senso e sono validi nell’essere messi in atto, ma ci sono altri contesti in cui in cui non te ne fai nulla, semplicemente non te ne fai nulla!
È vero che forse nessuno ti ha mai insegnato questa tipologia di cose a scuola, purtroppo non insegnano queste cose. Non ti insegnano che tu puoi cambiare le tue sensazioni interne modificando quelle che sono le immagini che ti proietti nel tuo cervello.
Non ti spiegano che poi letteralmente modificare la tua voce interiore facendola sembrare qualcosa di divertente, ridicola, buffa o persino silenziarla completamente.
Se ti ripetessi quello che ti fa stare da schifo con una voce divertente, ridicola o buffa, ti darebbe davvero ancora così fastidio quella tipologia di cose che ti dici?
Vai alla ricerca di quello che è l’eccellenza!
Non domandarti chi sei, ancora una volta domandati chi vuoi diventare!
Nel momento in cui stai costruendo un puzzle è inutile che cerchi di vedere l’immagine che c’è nel puzzle se ancora non l’hai costruito (nella tua mente devi sapere cosa vuoi ottenere, dunque dovrai avere nella tua testa l’immagine del puzzle, ma non la vedrai veramente sul tavolo fino a che non l’avrai completato).
Occupati di creare il puzzle dopodiché lo vedrai, dopodiché scoprirai cosa c’è nell’immagine. Cosa rappresenta il puzzle e se coincideva con ciò che avevi in mente.
Occupati di diventare la persona che vuoi diventare. Devi cambiare te stesso, partendo da te stesso e, capire
che la vita e cambiamento. La vita è miglioramento.
Sii tu il cambiamento.
Sii tu la persona che cambia, prima che la vita cambi te.